lunedì 29 ottobre 2007

Vincenzo Rabito - terra matta

(Einaudi,2007)Ero alla Mondadori circa un mese fa quando l’occhio mi è caduto su questo libro…mi era sembrato di averlo già sentito,ma non ricordavo in che occasione..l’ho preso in mano per vedere di che cosa trattasse e ho capito subito che mi sbagliavo:l’avevo confuso con un altro…infatti,se qualcuno mi avesse parlato in precedenza del libro di un semianalfabeta che,dal 1968 al 1975,si è chiuso ogni mattina in una stanza per scrivere la storia della sua vita,penso proprio che me ne sarei ricordato al volo.Apro il libro e mi trovo davanti la foto di un’intera pagina scritta con la macchina da scrivere,senza bordi o richiami a capo,dove tutte le parole sono separate l’una dall’altra con un punto e virgola…Vincenzo Rabito di queste pagine ne ha riempite 1027,e suo figlio Giovanni nel 1999,molti anni dopo la sua morte(avvenuta nel 1981),le ha inviate all’Archivio diaristico nazionale,permettendo così a tutti di conoscere l’opera scritta dal padre…in questo libro,naturalmente non ci sono tutte,ma soltanto una parte,ma è stato fatto in modo che venissero toccate tutte le parti dell’incredibile vita del Rabito….cosa ne è uscito fuori?..un romanzo storico,drammatico,reale,a tratti anche esilarante,di un uomo che ha vissuto in prima persona tutti gli avvenimenti più importanti del XX secolo italiano:nato nel 1899 ha iniziato a lavorare sin dai 12/13 anni,ha fatto la prima guerra mondiale in prima linea difendendo il Piave,e passando dalla Gorizia alla Slovenia,ha raccolto pomodori e grano,ha costruito tratti di ferrovie, ha fatto il cantoniere,è partito per la Libia,ha lavorato in Somalia ed Etiopia,è andato a guadagnarsi il pane anche in Germania durante la seconda guerra mondiale,proprio quando per il paese tedesco iniziava a mettersi male,ma è tornato in Sicilia quando sono sbarcati gli americani…sempre con in testa l’idea fissa di portare soldi e stabilità alla madre vedova ed al resto della sua famiglia,Vincenzo riesce a sopportare tutte le avversità di una vita difficile..tutte tranne una:un matrimonio combinato che gli porta in regalo sì tre stupendi figli maschi,ma soprattutto una suocera terrificante….e così si passa dal dramma e dal realismo dei racconti della prima guerra mondiale dove si respira continuamente aria di morte e sofferenza,soprattutto di ragazzi giovani come lui,a momenti di commedia pura con i frequenti litigi con la suocera,si ritorna al dramma con le bombe esplose in Germania e la fatica dei lavori In Africa,e ci si ritrova nuovamente a ridere per uno dei numerosi trucchetti con i quali il Rabito trova sempre un lavoro o,comunque,una soluzione ad un problema,si riflette sulla poverissima Italia di inizio secolo scorso e si ride grazie alle preoccupazioni di Vincenzo nel ruolo di padre apprensivo…la lingua,un misto di italiano,siciliano e Rabitesco(chiamamolo così..), può essere un problema all’inizio,poi ci si abitua abbastanza facilmente:è stato fatto un ottimo lavoro da chi ha curato questa edizione e tutte le espressioni più incomprensibili sono state segnalate e tradotte.Insomma,proprio una bella lettura,che si può affrontare con calma, si può abbandonare e riprendere, necessita di un po’ di tempo per essere ultimata,ma che alla fine mi ha lasciato sicuramente soddisfatto.
Dal testo
-Ma non era questo lo spavento.Che non venne il solo molenaro,che venne magare la molenara a terare pietre e fare tanto bortello,arrabbiate tutte più forte del cane,e tiranno pietre dicendo:-Discraziate,stanno venento li carabiniere e così vi porteranno in calera,e ora vi ammazzammo a corpe di pietra-.E poi che loro erino di sopra,e noi di sotta-ma la donnaccia era più di una iena di come era arrabbiata-,io che era di sopra dell’albero,e aveva preso un bel colpo di pietra sulla testa,mi sono confuso,perché non mi davano il tempo di scendere,perché le pietre erano assai che travino,e io non sapeva come fare,aveva voglia di direte:-Avete racione,ve li pagammo!.-A Vito il cane lo stava muzicando.e quinte,ci fu ummomento di uscire pazze con queste mulinare e con questo cane,senza pietà per noi,queste disgraziate.Ma poi la molenara,che era più diavolo de suo marito,si n’antò dalla parte sotta dove c’era il cane,perché se lo ficorava che,scontento io dall’albero,potevamo scapare.E quanto la molinara arrevavo sotta quell’albero dove c’era il cane che si lotava con Vito e ha visto li zaine con li ermette e conoscio che noi 2 erimo soldate,invece di trare pietre e dirime:”Latre,vi miritereste ammazate!”-come ni l’avevino detto-,si hanno messo a piangere.Perchè prima non ni avevino visto,poveraggie,che erimo 2 soldate.E così,piancento piancento,ni hanno detto:”Figlie mieie,manciateve magari l’arbiro!”.E io e Vito restammo senza parola.Così,hanno atacato al cane e ci hanno portato al molino,dicendoce:”Figli mieie,perdonatoce,perché noi magare ci avemmo 2 figlie come siete voialtre soldate”.E piancevino,facendoci vedere li fatocrafieie dei suoi 2 figlie.Così,ci hanno fatto la pasta asciuto con uno bello coniglio a spezzatino e vino,e abbiamo manciato tanto bene che io e Vito non ci avendo manciato maie.”
-“Così,vedendo che io e Strano eimo cetate per terra,quelle 5 bestiache davino bastonate annoie si hanno voltate nella parte di tutti li altre,forse ch tra loro non sapevano dove ni dovevino portare.Io ho profetato che erino voltate,mi alzo e scappo come una leprequanto si trova in mienzo a tante cane caciatore.Che,in un momento così difecile,di scapare io neanche se mi l’avesse sognato.Così,corro;e mentre che correva,mi hanno sparato tante colpe di fucile.Ma secome la strada di questo paesetto tutto bombardiato,che si chiamava Fossa Alta-Fornace,corbava,mentre li pallotele camminavano diritte,per fortuna non mi ne ha cunciato neanche una.E così,mi ne sono scapato,con tutte quelle bastonate,che era pieno di sanquie e di paura,e con la scuma nella bocca.E poi,mentre che correva tutto strapato,che non pareva soldato,che pareva uno scapato del carcere con 20 carabbiniere che lo volevano pigliare,nella strada c’era un filo di telefono che l’attraversava,propria messo alla mia alterza,che mi ha sbatuto nella facia.Casco per terra e mi arrotto il muso.Ed ecco che mi ha spacato la fronte,e mentre c’erino li austriace che sparavano e li pallottole che mi passavano vicini…Voldere che non aveva venuto l’ura di morire..Così,mi alzo con tutta la fronte rotta,con la testa piena di sanquie,mi alzo e prento la corsa.Non ho passato più dalla strada che aveva fatto prima.Io non mi faceva capace di dove passava,perché era cià pazzo,e poi che era stonato,e poi che era di notte,ed a un tratto mi sento dire:”Chi va là!Altolà!”-E subito un colpo di fucile è sparato,che la palatela mi è passato nella mano,ma non mi ha fatto niente,solo che intese un piccolo dolore,che ancora ci ho una tricacrice.Ma io non ci ho dato il tempo di trare ancora colpe,perché subito respose:-Butana dell’infierno!- colla scuma nella bocca..-Che non lovedete che sono italiano?- E subito ci ho detto:-Non solo quelli che mi fatto li cechine,macare voialtri ci state stonanto li cugliuna,che mi state amazanto così?!-.E mentre che io pianceva e correva,e con quella fucelata sparata che mi stresciava nella mano,certo che mi sono fernato,e con il dolore e lo spavento mi sono per forza butato a terra.Cos’,subito venne un capitano,che io al buio non conosceva che era capitano del 25 fanteria,che mi ha preso per un pazzo di come io raggionava e di come ero tutto strapato e insanguinato.Non solo che aveva sanqui nelle spalle per la bastonata di focile,ma anche perché era senza camicia,e poi aveva la fronte rotta,e poi la mano…Così,prese una lampadina tascabile,il capitano,e così mi hanno fatto alzare,perché io non mi poteva alzare.Mi ha detto:”Che cosa seie?Che seie soldato o sei borghese?Saie che io sono un capitano del 25 Fanteria?”.E così non pottè scapare,e quello volle sapire il perchècorreva e perché io era senza fiato,e il cuore che mi batteva come una sciattona delCiovedì santo,quanto portavano al Cesù Critto al calvario sulla croce,inchiuvato e tutto insanguinato,e così era Vincenzo rabito,che il capitano ci domandava e lui non poteva parlare.Solo una o 2 parole ci ha potuto dire,che io era di pattuglia come Ardite,che erimo 18,e li austriache ci hanno acerchiato perché erino più assai di 100,e hanno preso prigioniere.E il bravo capitano mi ha detto:”Ora ti alze e piano piano ti ne vaie nelle intietro vieie,che lì ci sono li portaferite e ti porteranno al posto di medicazione”.E poi mi ha detto:”Voglio prendere a puntamento chi seie e come ti chiama:”.E così ci ha dato il mio intrizzo,e poi sequitaie la mia corssa.E questo capitano dese subito l’allarme per tutta la sua compagnia,e poi a tutto il reggimento di 25 Fanteria,ch era venuto fresco fresco,e antareno allo salto del nemico,che era quello che ci aveva detto io,che,se non era per me,quelle austriece,che ancora volevano avanzare,se avanzavano,prentevino prigioniere a tutto questo reggimento.E meno male che a queste li ho visato io…Per fina che fu giorno,in quella zona di Fossa alta e Fornace ci ha stato l’inferno:Hanno preso parte tutta la divisione,tutta per causa mia.E così la matina del 24 ciugno hanno recaciato il nemico di là del Piave,e la battaglia per li austriece fu completamente persa.”
Continua..

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