venerdì 28 marzo 2008

John Fante - La Confraternita dell'Uva

Più volte mi era stata consigliata la lettura dei romanzi di John Fante,ma,entrando in libreria,non era mai scattato quell'amore a prima vista che ti fa prendere un libro in mano e comprarlo....poco male,perchè per il mio ultimo compleanno ho ricevuto in regalo "la confratenita dell'uva" e così ho potuto parzialmente colmare questa lacuna....e devo dire che ho trovato in Fante proprio quello che mi avevano accennato i suoi più accaniti ammiratori:un variopinto ritratto degli italoamericani di prima generazione e dei loro figli....c'è un narratore,il figlio della figura principale,che racconta sè stesso e la sua famiglia,in particolar modo,appunto,la figura del padre....che è proprio il classico italoamericano che mi sono sempre immaginato....un uomo rozzo,violento,ma completamente dedito alla propria professione,capace di lavorare per 15 ore di fila e non lamentarsi....incapace di rimanere fedele alla propria moglie e con una pericolosa attrazione per vino e carte....Nick Molise è tutto questo ed anche di più:non solo ha scelto questa vita per sè,ma vorrebbe che anche i suoi eredi scegliessero la sua professione,boicottando anche,come nel caso di uno dei figli,promettenti carriere nello sport....la cosa non gli riesce con il figlio che è voce narrante del racconto,il quale dopo aver anche abbandonato la famiglia,riuscirà a coronare il sogno di diventare scrittore....ma è chiaro che con un capofamiglia con questo carattere gli scontri verbali e fisici sono all'ordine del giorno,e John Fante ci trascina in situazioni surreali con tanto di denuncia di un figlio contro il padre,conseguente ritiro della denuncia su richiesta della madre,rifiuto(inutile) del padre di farsi scarcerare,e gran finale con rissa all'aperto fra padre e figlio....anche la moglie del protagonista è la classica donna che mi sarei aspettato di trovare:una dea della cucina,una donna che sa prendere per sfinimento ogni figlio e con la sua ostinatezza convincerlo a fare ciò che lei vuole,che conserva tutto dei suoi amati figli(compresi gli indumenti di 30 anni prima),e,naturalmente,molto religiosa......e poi ci sono un figlio che mette una partita in tv di baseball davanti a tutto,anche al funerale del padre,un altro figlio che si vergogna come un ladro della propria famiglia,e la suocera del narratore,che non è italoamericana,e fa capire molto bene con quanti pregiudizi abbiano dovuto combattere i primi italiani sbarcati oltreoceano.....insomma,una famiglia pittoresca che però è solo parte del racconto...ci sono,infatti,anche i compagni di bevute del protagonista,totalmente dipendenti dal vino prodotto da un altro italoamericano,Angelo Musso....anziani perditempo che vivono ormai soltanto per bere,per respirare aria di campagna e naturalmente per spennarsi a carte....insomma,"La confraternita dell'uva" è un libro che,senza esaltarmi,mi ha completamente soddisfatto ed ha risposto a tutte le mie aspettative...ed anche lo stile di scrittura di John Fante mi è piaciuto molto:periodi molto corti,descrizioni ben dettagliate ed un bell'uso dell'aggettivazione.....in conclusione,davvero un bel ritratto dei primi italiani che hanno cercato la fortuna in America....
-"E allora mia madre si avvicinò quieta alla retina della porta e mi guardò,quasi che stesse facendo provista di ricordi,come se non avesse dovuto vedermi mai più.La sentii pulsare avanti ed indietro,incorporea,angelicata,e triste,perduta in questo suo scivolar via dalla realtà e tornarci,piena di vergogna per quel poco tempo che gi rimaneva."
-"Le melanzane al forno mi riportarono all'infanzia,quando costavano un soldo l'una ed erano una vera festa:quelle meraviglie purpuree a forma di globo,paffute,allegre e generose come nababbi arabi ardenti di riempirci lo stomaco,così belle che mi veniva da piangere.Alle fettine di vitello dovetti nuovamente combattere le lacrime:me le annaffiavo con lo splendido vino dei colli di Joe Musso.I gnocchi cotti in burro e latte fecero il resto.Nascosi gli occhi e mi misi a piangere di gioia,asciugandomi le lacrime con il tovagliolo,gorgogliando come se mi trovassi ancora nell'utero di mia madre,con un tale dolcezza,una pace tale,che mi si riempiva la bocca di vita eterna:lei vide i miei occhi umidi,non c'era modo di nasconderli."
-"Il mio vecchio!Che tesoro che era,com'era eccitante!Il suo genio era quello,un talento unico pr scuotere il piccolo mondo in cui viveva.Mi recai speditamente in città,ridendo tra me e me,contento per lui.Poteva morire,e allora?Anche Dostoevskij era morto,eppure era così vivo nel mio cuore.Era sceso su di me come la grazia di Dio,un lampo a illuminare la mia vita.E mio padre aveva un'uguale iridescenza,era come un nembo intorno a me:sangue del mio sangue,un poeta che proclamava la sua voglia di vivere."

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